UOMO E AMBIENTE
TRA UTOPIA E APOCALISSE

DUE APPUNTAMENTI DA NON PERDERE
CON IL FUTURO CHE CI ASPETTA


Mercoledì 23 Novembre
ORE 17.00; 21.30


DOMANI

E' possibile vivere senza petrolio, in un'economia decarbonizzata ? Gestire i rifiuti facendo in modo che siano una risorsa e non un problema ? Allarmati da un saggio pubblicato nel 2012 su Nature da Anthony Barnosky e Elizabeth Hadly, in cui gli autori affermavano che il nostro pianeta non può più sostenere l'attuale ritmo di sfruttamento delle risorse naturali e le conseguenze ambientali che ne derivano, Cyril Dion e Mélanie Laurent ci portano in giro per il mondo, dagli Stati Uniti ai Paesi scandinavi, dalla Francia alla Gran Bretagna, dall'India all'isola della Réunion, non per documentare catastrofi imminenti ma per disegnare una rete di soluzioni virtuose. Il risultato non è un manifesto umanista ed ecologista senza i piedi per terra, ma un film importate, denso di contenuti, che non fa sconti sul livello di complessità dei discorsi in campo. Lasciando ai disaster movie ambientalisti il conto dei danni, i due si limitano a darli come molto probabili nel corso di un breve preambolo, per soffermarsi al contrario su quei pochi luoghi del mondo in cui si produce cibo riparando la natura anziché distruggendola, si abbattono le emissioni rinunciando al petrolio e sfruttando le energie rinnovabili, si creano catene produttive in cui i rifiuti non riciclabili sono inesistenti, si rimette in moto l'economia del luogo, si agisce per democrazia diretta, talvolta aggirando la legge degli uomini per rispettare quella della natura, si insegna ai bambini a risolvere i conflitti, a sentirsi responsabili verso gli altri e l'ambiente uscendo dalla logica di un consumismo fine a se stesso. Sono cinque, in particolare, i campi in cui gli autori si soffermano alla ricerca degli esempi virtuosi: l'agricoltura, l'energia, l'economia, la democrazia e l'istruzione. Così, si parla di orti urbani e agricoltura sostenibile, di permaculture e di compostaggio. Si mostrano città come Copenghagen, nella quale il 65% dei cittadini non usa l'automobile, e si intervistano guru ambientalisti come Jeremy Rifkin, Vandana Shiva e Pierre Rabhi, pioniere dell'agricoltura ecologica in Francia ed esperto internazionale nella lotta contro la desertificazione. Quello che colpisce, alla fine, è che non si tratta delle utopie di qualche piccola comunità neo-hippie, o degli arroccamenti di estremisti arrabbiati e antisistema, ma di esperienze concrete e di prospettive reali che spaziano dalla Danimarca agli Stati Uniti, dall'India all'Islanda, dalla Francia all'isola della Réunion passando per l'Inghilterra, e che riguardano tanto i cittadini con i loro movimenti dal basso, quanto governi locali e nazionali.

Mercoledì 30 Novembre
ORE 17.00; 21.30

LO AND BEHOLD

 Qual è il futuro della rete ? Quali sono i limiti dell'essere costantemente connessi ? Siamo in grado di difenderci dalle minacce che si nascondono dietro all'utilizzo di questo mezzo così potente? Qual'è la differenza reale tra vita fisica e vita digitale? Cosa accadrebbe in futuro se l'attività solare mandasse in tilt Internet ? E poi: Internet arriverà mai a sognare se stesso, come fanno gli uomini ? Sono queste alcune delle domande da cui muove Werner Herzog, cineasta celeberrimo, nel suo ultimo Lo and Behold, espressione, questa, che si potrebbe tradurre con "ammira", ecco qua, guarda qui. Con sguardo disin-cantato, acume e ironia Herzog accosta questi interrogativi suddividendo il documentario in dieci capitoli e presentando una miniera d'interviste, non tutte egualmente efficaci, a individui strani e affascinanti i cui aneddoti e le cui riflessioni delineano un ritratto complesso e articolato del moderno mondo digitale. Sorretto da quella stessa curiosità che lo ha portato ad esplorare la foresta amazzonica, i ghiacci e i mari polari, gli spazi siderali, le grotte e i crateri dei vulcani, cercando sempre l'uomo, il senso della sua esistenza, la bramosia di superare e spostare in avanti la soglia delle sue possibilità, Herzog si avventura nel territorio impalpabile e metafisico del mondo digitale, di Internet e dell'intelligenza artificiale. Come un cartografo, traccia e descrive un atlante, anche storico, dell'universo dei bit; come un esploratore, vuole vedere cosa c'è dopo, cosa c'è oltre, tanto che risponde I would come along, "vorrei venire", a Elon Musk, quando questo parla dei viaggi su Marte; come un filosofo, raccoglie e solleva interrogativi su come l'uomo possa vivere e mutare in questo nuovo mondo di Internet, estremo e meraviglioso, ma anche ricco d'interrogativi e incognite sul futuro. Né apologetico di fronte alle straordinarie opportunità che la tecnologia lascia presagire, né ingiustificata-mente luddista di fronte ai rischi e ai suoi lati oscuri, Herzog non nasconde nemmeno la sua simpatia per i personaggi meno allineati che incontra sul suo cammino, a cominciare dall'eretico Ted Nelson, inventore tradito dell'ipertesto che, con il suo progetto Xanadu, vagheggia un'idea di rete più libera, complessa e democratica. Per i più vaneggia, ma Herzog gli concede il tributo di stima più schietto: “lei qui mi sembra l’unico sano di mente". Non diversamente, più che al cyber-bullismo e alla dipendenza da Internet, cui pure fa cenno, riserva spazio alle sindromi di chi è "allergico" alla rete e agli smartphone ed è costretto a vivere in una sorta di comune nei boschi attorno ad un osservatorio astronomico, dove i campi elettromagnetici vengono schermati perché altrimenti interferiscono con le osservazioni. Il film si apre all'Università della California a Los Angeles, nel luogo a cui si fa risalire la nascita della rete. Fu qui che nel 1969 venne stabilita per la prima volta un connessione tra due computer lontani tra loro qualche centinaia di chilometri. Il messaggio che avrebbero dovuto essere trasmesso era "LOGIN”, ma riuscirono solo a trasmettere "LO", perché il computer si inceppò. Fu questo aborto di parola, simile al balbettio di un bambino che prova a ripetere i suoni degli adulti, il primo vagito di quella che sarebbe diventata la rete Internet di oggi. Tra le figure che si incontrano vi sono Kevin Mitnick, il più famoso hacker al mondo, Joydeep Biswas, la cui sfida è quella di creare una squadra di robot capaci di vincere i mondiali di calcio nel 2050, e il già citato Elon Musk. Cofondatore di PayPal, il sistema di pagamento via Internet più diffuso al mondo, Musk è a capo di tre società che disegnano il futuro: Tesla Motors, con cui costruisce e vende macchine elettriche; Solarcity, dedicata allo sviluppo di sistemi fotovoltaici; SpaceX, con cui ha costruito i razzi Falcon e la capsula orbitale Dragon, che è il primo vettore dopo lo Space Shuttle della NASA ad essere attraccato alla Stazione Orbitante Internazionale. Considerato da Forbes uno dei cento uomini più ricchi del mondo, Musk è un visionario: lavora per rendere accessibili i viaggi spaziali e per il futuro approdo dell'uomo su Marte. Le sue parole sono tra le più incisive del film, ma non mancano nemmeno esperti che alludono alla telepatia e dell'autocoscienza della rete, cui Herzog sembra riservare credito.