MEDITATE CHE
QUESTO E' STATO


UNA PROPOSTA DEL CINEMA CAPITOL
PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA


«Meditate che questo è stato.
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore».
Primo Levi


Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche penetrarono nel campo di concentramento di Auschwitz e liberarono i sopravvissuti alla cieca follia nazista: fu la scoperta dell’inferno in terra. Affinché simili orrori non abbiano più a ripetersi la data del 27 gennaio è stata intitolata alla memoria della Shoah, il martirio del popolo ebraico, una delle più feroci campagne di annientamento che la storia ricordi. Assurta a massimo archetipo del concetto di colpa individuale e collettivo che la Storia con la “s” maiuscola ci abbia dato, la Shoah non smette di interrogare le coscienze di chi si chiede se fosse possibile in un qualche modo porre un argine ai crimini compiuti. Dinanzi ai totalitarismi del secolo scorso, che hanno mandato a morire nei lager e nei gulag milioni e milioni di esseri umani, la riflessione morale ci spinge infatti a chiederci quali siano le risorse umane necessarie per opporsi al male estremo legalizzato dalla legge. Vogliamo capire, in definitiva, se l’essere umano aveva la possibilità, in quelle circostanze, di ribellarsi, di prendere posizione contro il compimento del male. Solo rispondendo a queste domande, infatti, potremmo davvero onorare l’alto monito di chi ci invita a non dimenticare, a meditare che questo è stato. Così, in occasione della Giornata della Memoria, il percorso proposto offre non solo un’ampia e articolata documentazione dell’orrore costruita incrociando immagini di fiction tratte dai maggiori film girati sulla Shoah con i materiali d’archivio, perlopiù filmati d’epoca girati dagli americani alla liberazione dei campi, ma anche un contestuale approfondimento su alcune figure esemplari, nel bene e nel male, dell’agire individuale dinanzi alla Shoah. Dalle atroci testimonianze de “Gli ultimi giorni” di James Moll o dalle immagini allucinanti di “Notte e nebbia”, mediometraggio di 31 terribili minuti girato nel 1955 da Alain Resnais, si passa così a quelle dei testimoni dell’orrore (Primo Levi, Elie Wiesel), dei martiri (Massimiliano Kolbe, Edith Stein, Etty Hillesum), dei Giusti (Oskar Schindler, Giorgio Perlasca), dei carnefici (Alolf Einchmann) ma anche di chi, tra i tedeschi o, addirittura tra i nazisti, cercò di opporsi (Hans e Sophie Scholl, Kurt Gerstein). La lezione, che può essere svolta sia al cinema che in classe, può essere presentata in due versioni; in veste ridotta e semplificata, per gli studenti delle seconde e terze classi delle scuole medie; in veste estesa, con una più ampia articolazione di materiali e commenti, per gli studenti delle scuole superiori. Entrambe le versioni, della durata di due ore ciascuna, sono state ripetutamente proposte negli anni passati. Nella versione ridotta, quella rivolta agli studenti delle seconde e delle terze classi delle medie, il percorso proposto si prefigge anzitutto di illustrare ai ragazzi come il cinema abbia accostato una realtà così drammatica come quella della Shoah mediante il commento di alcune pellicole esemplari per contenuti e stile (“Train de vie”, “La vita è bella”, “Il bambùino dal pigiama a righe”, “Jakob il bugiardo”, “Il Pianista”, “Gli ultimi giorni”, ecc.). Non manca, inoltre, una breve ma incisiva ricognizione sui materiali d’archivio, con lo scopo di sottolineare, al di là e al di sopra della finzione cinematografica, la vera, drammatica e in larga misura innenarrabile realtà dei campi di concentramento. Al centro di questa seconda parte stanno le ricognizioni in presa diretta sull’orrore della morte e dell’annientamento, anche se alla fine verrà posto con forza anche il problema della responsabilità individuale, della condotta del singolo dinanzi agli orrori della Storia. Così, se da un lato sarà possibile visionare immagini da incubo, alcune delle quali sono ciò di più sconvolgente che sia mai stato girato, dall’altro ci si potrà accostare a figure che pure in un simile orrore non hanno abdicato all’abominio ma hanno al contrario riproposto il valore supremo della dignità umana. Parte integrante della versione estesa è invece un più ampio commento alla condotta dei singoli nei confronti degli arbitri.